quanto siete belli!

quanto siete belli!

lunedì 17 giugno 2013

la bruschetta

Finalmente fa caldo....via dai fornelli, cosa cuciniamo???

Con delle belle fette di pane di grano duro, pomodoro, mozzarella, olio extravergine d'oliva, sale e basilico, già abbiamo una splendida e gustosa bruschetta.

Per renderla più saporita possiamo strofinare la fetta con uno spicchio d'aglio, prima di metterci pomodoro, mozzarella, basilico e olio.
A me piace tostare il pane e quando è ben caldo e croccante lo farcisco.

Per i bambini consiglio di utilizzare il pane da toast altrimenti faticano a masticarlo, soprattutto se sono piccoli.


Con un po' di fantasia possiamo preparare bruschette per tutti i gusti.



giovedì 6 giugno 2013

Crocchette di patate di Puffetta

 

 Ingredienti:

700 gr. di patate
2 uova
40 g di Parmigiano grattugiato 
200 g di mozzarella 
40 g di pangrattato 
4 rametti di prezzemolo
Olio di semi di girasole q.b. 
Sale q.b.

 Fate lessare le patate in una pentola con abbondante acqua per 25 minuti, quindi scolatele, sbucciatele e passatele al passaverdure. Mettete la purea ottenuta in una ciotola e unitevi le uova, il parmigiano, il sale e il prezzemolo sminuzzato. Impastate molto bene, sino a quando otterrete un composto omogeneo e compatto.

Prendete poco alla volta parte del composto, allargatelo leggermente sul palmo della mano e, al centro, metteteci un pezzetto di mozzarella. Richiudete l’impasto su se stesso, avvolgendolo attorno alla mozzarella, e conferitegli una forma allungata. Procedete a fare le altre crocchette nel medesimo ordine, sino a terminare il composto.

Passate le crocchette nel pangrattato e lasciatele riposare per 30 minuti. Fatele friggere in una padella con abbondante olio di semi bollente sino a quando diventeranno dorate, dopodiché scolatele, salatele e servitele.


Le patate generalmente piacciono molto ai bambini, preparate in vari modi.
Inutile nominare la patate fritte....ma quante ricette possiamo fare con le patate!
Coltivarle insieme ai bambini è molto bello e divertente anche perchè le patate sono molto facili da coltivare.
Se non abbiamo l'orto, possiamo metterle in un vaso sul balcone. Non richiedono molta cura. Una volta seminate vanno riincalzate soltanto quando la pianta è cresciuta un po'. Non hanno nemmeno bisogno di essere annaffiate. Si accontentano della pioggia.

E se vogliamo accompagnare questa splendida attività con il racconto e la visione di una favola...eccola qui:

https://www.youtube.com/watch?v=viIXie4LuoU

Biscotti al cocco di Baloo




 Lo stretto indispensabile...e i tuoi malanni puoi dimenticar....ti basta il minimo per campar!!! Il messaggio che Baloo dà in questo video è davvero una perla di saggezza....quanti insegnamenti possiamo trasmettere ai nostri figli con una semplice ricetta!
Baloo è molto goloso, Mowgli raccoglie il cocco e prepara questi ottimi dolcetti per tutti gli amici della giungla....attenzione alle scimmie però, potrebbero rubarli tutti!!!
https://www.youtube.com/watch?v=5-0DXYprnsA


  50 g di burro 
 100 g di farina 
 1 uovo  
 4 g di lievito per dolci 
 40 g di zucchero
 70 g di farina di cocco

Lavorare la farina con il burro e il lievito. Aggiungere uovo e zucchero e mescolare bene, infine la farina di cocco.
Formare delle palline e metterle sulla teglia da forno un po' distanziati.
Cuocere a 180° per 10 minuti.

 The Bare Necessities ... and your ailments can forget .... you just the minimum for live! The message that Baloo gives in this video is really a pearl of wisdom .... how many lessons can we pass on to our children with a simple recipe!

Baloo is very greedy, Mowgli coconut collects and prepares these great treats for all the friends of the jungle .... Beware of the monkeys, however, they could steal them all!

 50 g butter

  100 g of flour

  1 egg

  4 g of yeast

  40 g of sugar

  70 g of coconut flour


Mix the flour with the butter and baking powder. Add egg and sugar and mix well, then the coconut flour.

Shape into balls and place on the baking sheet a little 'spaced.

Bake at 180 degrees for 10 minutes.

lunedì 3 giugno 2013

Polenta e formaggio con Heidi

La storia di Heidi è una delle più belle e conosciute.
Affascina molto i bambini e avvicina al meraviglioso mondo della montagna.
Quale storia più adatta per cucinare la polenta coi bambini e gustarla con del buon formaggio fuso come Heidi?
https://www.youtube.com/watch?v=dPaNtPbeuWQ 
https://www.youtube.com/watch?v=5fffb078iXU
La polenta...piatto semplice, unico ma che non stufa mai.


Basta avere farina di mais, acqua e sale.

La storia della polenta



'Pane dei poveri, ma palestra di fantasia per le nostre nonne.
Gialla, morbida e fumante e’ rimasta a lungo unico sostegno alimentare per contadini e montanari soprattutto nell’Italia settentrionale; oggi rappresenta una ricercata specialità gastronomica.
La sua storia corre parallela a quella dell’uomo e all’evoluzione delle sue forme di alimentazione.  Infatti le polente, intese in senso generico, sono senza data, e le modalità di base della loro preparazione rimangano sostanzialmente le stesse : la cottura in acqua di cereali ridotti in polvere.
Innanzi tutto il temine “polenta” non ha nessuna etimologia.
Conosciuta già dai Greci e dai Romani,  conserva nel suo nome la sua origine latina, puls. La polenta allora era fatta con il farro, una specie di riso dal chicco duro, ma non aveva la consistenza della polenta di mais. Si condiva con latte, formaggio, carne di agnello, maiale e salsa acida ed  era conosciuta in tutta l’area mediterranea. 
Famose sono le polentine tramandataci nelle ricette di Plinio e Apicio, vecchie più di due millenni.Ricette di polenta di castagne, di miglio e polente di spelta ci sono state lasciate da Maestro Martino da Como, cuoco del Patriarca di Aquileia (XV secolo). Nel De honesta voluptate et valetutdine dello scrittore Bartolomeo Sacchi, detto il Platina, alla fine del XV secolo,  ritroviamo la polenta di farro.
I legionari romani portavano con sé un sacchetto di farina di farro che cucinavano sotto forma di polenta.
 Oggi quando parliamo di polenta intendiamo un impasto di farina di mais. Ed anche per questo nuovo cibo dobbiamo ringraziare Cristoforo Colombo che, al ritorno dal primo viaggio nel Nuovo Continente, portò con se alcuni semi di una pianta chiamata mahiz (grani d’oro, dal nome indigeno deriva anche il nome botanico della pianta, Zea mays). Alcuni reperti paleobotanici hanno permesso di stabilire che il mais veniva coltivato da almeno 3000 anni in varietà simili a quelle contemporanee ed era sicuramente conosciuto da Maya e Aztechi.Le prime coltivazioni si diffusero in Europa trent’anni dopo la scoperta dell’America, in Andalusia introdotte dagli Arabi che lo impiegavano come foraggio; verso il 1520 la coltivazione si diffonde in Portogallo, di seguito in Francia e nell’Italia del Nord. Tra il 1530 ed il 1540 arriva a Venezia. Inizialmente veniva coltivato a scopo di studio in orti e giardini di appassionati botanici, ma la prima regione italiana a coltivarlo in campi veri e propri fu il Veneto, dove venne introdotto prima del 1550, secondo quanto afferma  Ramusio, storiografo e geografo al servizio della  Serenissima.Dal Veneto, il mais si diffuse in Friuli, dove la sua presenza e’ documentata dal 1580, quindi nel bergamasco. A Milano, una grida del 1649 dispone l’apertura del mercato alla vendita del mais per contrastare la penuria di altri grani.Da qui ha proseguito verso l’attuale Ungheria del Sud e la penisola Balcanica.I veneziani lo trasportarono nel vicino oriente durante i loro viaggi, mentre gli spagnoli contribuirono alla diffusione del bacino del Mediterraneo ed in Asia ; i portoghesi lo introdussero in Africa.Il mais venne chiamato grano turco per indicare la sua origine straniera, infatti con il termine turco nel XVI secolo si identificava tutto ciò che aveva origini coloniali. In Piemonte si diffuse a metà del ‘700 e da subito andò ad occupare un posto di rilievo nella cucina locale.

Dopo aver incuriosito i raffinati palati del signori dell’epoca, la polenta fu presto bandita e divenne il cibo della dieta delle classi meno abbienti. All’inizio dell’Ottocento, periodo di guerre e carestie, fu il piatto più consumato dai contadini, spesso del tutto scondito, perché costava meno del pane e riempiva la pancia. Ma era un cibo povero carente in principi nutritivi, soprattutto di vitamine e fu la causa del diffondersi della pellagra, che divenne in breve una piaga sociale. Tale patologia comparve per la prima volta in una monografia italiana del 1771 che ne descriveva la diffusione proprio fra i mezzadri che vivevano di polenta. La malattia non era conosciuta dagli indigeni d’America perchè usavano trattare il cereale con sostanze alcaline.  


 2 litri d'acqua
500 gr. di farina di mais
1 cucchiaio raso di sale


Mettiamo a bollire l'acqua salata nel paiolo. Quando bolle buttiamo la farina piano piano, mescolando con la frusta. 
Lasciamo cuocere un'ora mescolando con il cucchiaio di legno abbastanza spesso.

E' ottima condita con ragù o mangiata con spezzatino, braciola di maiale o un bel pezzo di formaggio saporito magari fuso.

  

Ma quanto siete belli????


L'unica cosa necessaria per la tranquillità del mondo, é che ogni bimbo possa
crescere felice.